FOCUS SULLA FORMAZIONE

Motivi per cui si riscontra il mismatch
di competenze con i propri lavoratori

Sono sottoqualificati dal punto di vista tecnico/scientifico

Hanno scarse capacità di aggiornarsi e tenersi al passo con i cambiamenti tecnologici

Hanno scarse capacità di ascolto e di percezione degli obiettivi

Hanno limitate attitudini relazionali, di negoziazione, capacità di risolvere le situazioni…

Hanno difficoltà a valutare prontamente costi e benefici di determinate azioni

Non conoscono le lingue

Hanno bassa dimestichezza informatica

Sono sovraqualificati

Altro

Politiche attive del lavoro
lontane dalle esigenze delle aziende

Le esigenze espresse dal mercato del lavoro non trovano però riscontro nelle pratiche implementate. Le politiche attive del lavoro sono scarse e di scarsa efficacia, per una serie di ragioni che include la scarsa preparazione delle agenzie per il lavoro e gli investimenti troppo bassi, anche in prospettiva comparata.

Per il collocamento dei disoccupati è necessario prima di tutto ri-qualificarli, in sinergia con le aziende. La formazione è l’unica strada perché il disoccupato sviluppi le competenze richieste dal mercato e trovi lavoro. Resta sottointeso che la programmazione dei corsi deve essere legata ai reali bisogni delle imprese: un corso che non fa acquisire le capacità che realmente servono in azienda porta a non uscire dalla disoccupazione, perché anche se più formati non saranno più richiesti. È necessario spingere affinché siano sviluppate le professionalità più richieste dal mercato.

Come illustra il grafico sottostante, la programmazione dell’offerta formativa professionale, fatta da Regioni e Ministero dell’Università e dell’Istruzione, non risponde alle esigenze del mercato del lavoro.

Il valore della formazione:
lavoro e soddisfazione personale

La formazione assume un ulteriore valore, se si considerano i suoi effetti positivi sia sulla povertà, sia con la soddisfazione personale degli individui. In Italia la diffusione della povertà si riduce al crescere del titolo di studio: con il conseguimento di almeno un diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza della povertà più che diminuisce, passando dal 10,9% nel 2020 tra i possessori di una licenza di scuola media, al 4,4% nel 2020 dei diplomati (De Martino e Di Leo 2021).

L’incidenza della povertà rispetto al titolo di studio e alla condizione professionale è più alta (19,7%) tra coloro che sono in cerca di occupazione. Se non è sorprendente che con la crisi economica aumenti il valore percentuale dell’incidenza della povertà, si tratta di un ulteriore riscontro dell’importanza del lavoro e della crescita economica nel combattere la povertà. Due obiettivi che hanno una soluzione comune: la formazione, che non sia fine a se stessa, ma concretamente e professionalmente utilizzabile.


L’occupazione e la formazione sono due fattori che incidono positivamente sulla soddisfazione per la vita dei cittadini italiani
Per il collocamento dei disoccupati è necessario prima di tutto ri-qualificarli, in sinergia con le aziende