L’ESCLUSIONE OGGI IN ITALIA

Le cosiddette faglie di esclusione, cioè quelle caratteristiche lungo le quali l’esclusione sociale si raggruppa, sono diverse, tra cui l’età, il genere, la provenienza geografica, le abilità fisiche e intellettive, il tutto unito alla condizione socioeconomica, elemento essenziale nel determinare il livello di inclusione di cui un individuo gode. 

Le caratteristiche già elencate si sovrappongono tra loro e interagiscono. Segue una trattazione più completa delle principali faglie di esclusione.

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Esclusione generazionale

I giovani oggi sono i più poveri in Italia: l’incidenza della povertà assolta è dell’11,1% nella fascia d’età 18-34, contro il 9,1% della classe d’età 35-64 anni e il 5,4% della fascia più anziana (over 65 anni). I giovani in povertà assoluta sono oltre 1 milione e 120 mila individui. La spesa per protezione sociale è sbilanciata verso gli interventi a favore di anziani e superstiti, mentre le allocazioni per famiglie, diritto alla casa ed esclusione sociale sono ridotte.

Le condizioni lavorative, fattore determinante della situazione economica e sociale delle persone, non sono favorevoli per i giovani. Infatti, si collocavano nella categoria NEET in Italia nel 2020 2 milioni e 100 mila giovani tra i 15 e i 29 anni, circa il 23% dei giovani nella stessa fascia d’età.

La faglia generazionale riguarda tuttavia anche una minoranza di individui più anziani, esclusi dal mercato del lavoro.

02

Esclusione di genere

Nel 2020 l’Unadjusted Gender Pay Gap era pari a 4,7%. Il tasso di occupazione delle donne nel 2021 è del 53,2%, in aumento rispetto al 2020, ma comunque al di sotto della media europea. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro è anche legata alla presenza di figli: le donne senza figli hanno un tasso di occupazione più alto (74,3% contro il 55,2% di coloro che hanno un figlio in età prescolare).

Oltre ad essere discriminate dal mercato del lavoro in generale e per la loro condizione di madre, le donne sono anche vittime di violenza di genere, cioè una violenza che scaturisce dal mancato rispetto di aspettative di sottomissione e limitazione della libertà personale. Nel 2020 tutte le tipologie di violenza contro le donne mostrano un incremento del 64% rispetto al 2019. Nel 2021 il numero di vittime è aumentato ulteriormente, arrivano a 15.720 vittime.

03

Tra nord e sud Italia

Il luogo in cui si nasce è uno degli elementi determinanti per lo sviluppo umano e per l’esclusione sociale. Le differenze non intercorrono soltanto tra chi è nato all’estero e chi è nato in Italia, ma anche tra zone geografiche diverse nella stessa penisola.

Il divario tra Nord e Sud in termini di volume di Pil pro-capite è in crescita dagli anni ’90 e l’indice di Gini (che misura la disuguaglianza di distribuzione della ricchezza o del reddito) è di circa 4 punti più alto nel mezzogiorno rispetto al nord Italia e di circa 5 punti più alto rispetto al centro Italia. Il saldo migratorio dei laureati nel mezzogiorno è negativo dal 2007 e vede una tendenza crescente: sempre più laureati si trasferiscono nella zona centro-nord del paese o all’estero. Questa situazione è dovuta alle scarse opportunità offerte, ma bisogna ricordare che non tutti coloro che vorrebbero opportunità migliori sono effettivamente in grado di spostarsi per coglierle. Anzi l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta rimane più alta nel mezzogiorno, anche se la crescita più ampia si è registrata nel nord Italia (+0,8% tra il 2019 e il 2020). Nel 2021 il 42,2% delle famiglie povere risiede nel Mezzogiorno, contro il 38,6% nel 2020: si denota un aumento della percentuale di famiglie povere, che non trova riscontro anche nel nord del paese.

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Migranti e rifugiati

La cittadinanza è un aspetto determinante per la condizione socioeconomica degli individui in Italia: l’incidenza della povertà assoluta delle persone straniere in Italia nel 2020 è del 29,3%, circa 4 volte l’incidenza dei cittadini italiani (7,5%). Nel 2021 il divario aumenta, con un’incidenza della povertà assoluta del 32,4% tra gli stranieri e del 7,2% degli italiani. Questa considerazione non tiene inoltre conto di tutte le persone che detengono lo status di rifugiato. Si tratta di persone che hanno abbandonato il proprio paese per garantirsi la sopravvivenza e si trovano in una situazione di estrema vulnerabilità. Popolazione straniera in Italia al 1° gennaio 2022 è di circa 5 milioni e 193 mila, circa l’8,5% della popolazione totale residente in Italia (Database Istat).

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Disabilità

Le persone con disabilità sono una parte di popolazione ad alto rischio di esclusione sociale, perché il contesto sociale in cui sono inseriti non permette loro lo sviluppo e il progresso sociale.

In Italia nel 2019 le persone con disabilità erano circa 3 milioni, il 5,2% della popolazione. Il 22% della popolazione con più di 75 anni ha una disabilità e si notano variazioni anche a livello geografico, con una prevalenza della disabilità maggiore nel sud Italia.

Nonostante i cittadini con disabilità abbiano gli stessi diritti di tutti gli altri, questi di fatto non trovano spesso applicazione pratica: gli interventi per l’integrazione scolastica sono limitati, le barriere architettoniche sono un ostacolo alla piena inclusione e nonostante gli interventi mirati, le persone con disabilità gravi nella fascia d’età 15-64 anni sono occupate solo per il 32,2%, contro il 59,8% dei coetanei senza disabilità.